7/20/2007

genova per noi... sei anni dopo?

Misura la miseria
di una società
che si persuade seria
a ogni protesta quando
calpesta la legalità
storia che ritorna
gas manganelli pistole
raccattano persone sole
dalla strada alla caserma
Un mondo perfetto
retto da psicotici divieti
In tv tutto è permesso
loro torturano nel cesso
Sul viso il riso degli squali
perché non siamo tutti uguali
Ma l’uomo è terra
solo la legge non l’afferra
nemmeno i suoi tutori
che di fatto sono fuori.

Come disse Arrow “La democrazia non sempre funziona”. In una democrazia compiuta infatti l'opinione pubblica dovrebbe avere gli strumenti per svelare la nudità impudica del potere, cercando di sviluppare comportamenti meno legati alla soggezione e all'ossequio verso i potenti. Invece si trova di fronte a segreti, complotti e fatti che non possono essere conosciuti. In questo modo si ha il passaggio dalla curiosità e dalla partecipazione alla passività e alla rassegnazione. Si crea una netta divaricazione tra il mondo della politica e quello della società civile, con una duplice conseguenza: da un lato la tendenza del primo a rinchiudersi in se stesso, a diventare sempre più un sistema autoreferenziale, interessato solo alla propria perpetuazione come ceto politico, dall’altra quella di minare alla base la fiducia dell'opinione pubblica nella propria capacità di partecipare alla vita del paese.

7/19/2007

milano e vincenzo

A proposito della mostra annullata. Arte e omosessualità. Partiamo dai soliti discorsi sul “ghetto”: l’arte è indipendente dalla sessualità. la sessualità è il nucleo della personalità. Si esprime dappertutto. Il problema è quello di vivere in modo automatico. E non accorgersi di nulla. si comincia da una lotta per i diritti, ma si deve sempre andare al di là perché ottenere il diritto rischia di diventare il momento in cui si smette di lottare. Quando si parla di sessualità si parla di repressione. La repressione è il modo in cui si esercita il potere. La mostra si farà altrove. Milano regredisce al ruolo di città-oratorio. l'obbedienza cieca è l'inizio del panico. nel paesaggio della distruzione provocato dalla diffusione e dallo sviluppo illimitato delle tecnologie audiovisive, l'arte di vedere è divenuta l'arte dell'accecamento. Così Virilio. Non vedremo la mostra, pazienza. Non era urgente. Qualcuno si è fatto bello. Molti ci marciano. Spacciando porcherie. Altri han fatto una figura di merda. Una più una meno, cosa conta

7/16/2007

trafficata è la via

La critica della società dello spettacolo deve colpire anche i suoi linguaggi. E chi li usa. Molto duramente. Linguaggio come espressione di una profondità psichica sottratta al linguaggio comunicativo. Lo spettacolo come surrogato di una possibilità effettiva di vita sostituita da una immagine fantasmatica. Sia chiaro, nessun rimpianto di una «prima natura» incontaminata o di un «linguaggio comune» precedente alla modernità. Che pure ci fu. Musica? Fuochino. Si ma gli interpreti? Fuoco! Nel traffico eccessivo e collerico di un festival si collezionano interpreti. Siano musicisti, attori, scrivani. Come sponsor. Contrapposti al pubblico. Massa informe e dannosa. Le dissacrazioni dadaiste sono luoghi comuni del linguaggio pubblicitario e vengono esibite nelle mostre come simboli della contemporaneità. La trasgressione è oggetto «estetico», passivo trastullo del consumatore. Così dopo un check infinito gli Arctic Monkeys salgono sul palco preceduti da un intro degna dei Supertramp. Distaccati. Consumati, direi. Il giorno dopo tocca a Battiato. Assurto a profeta. Seduto. Educato. Chiede il permesso di togliersi la giacca. Poi canta. E insieme a lui cantano tutti. Soprattutto le merci. Mai sentito parlare di espropriazione del linguaggio comunicativo? È utile per comprendere l'impoverimento qualitativo che la fantasmagoria delle merci impone al linguaggio: sia quello quotidiano, sia quello artistico e letterario. Così tocca ai Subsonica chiudere. Che in un inconscio cortocircuito comunicativo ringraziano Battiato per averli invitati. Nessuna neutralità è possibile.