10/04/2006

Adesso...

Mi state a sentire... Ne ho le palle piene, si avete capito bene, palle certo, no che non è volgare sono solo incazzato! Ecco ci risiamo vi comunico che questi vocaboli non fanno parte del mio
repertorio sono solo... stanco. Fatemi andare via, dove? Non lo so. Ditemelo voi, che sapete tutto. Mi avete raccolto, va bene, mi state curando, da cosa poi? Sapete dirmi qualcosa di più preciso sulle mie condizioni? No, no. Adesso non posso, l'ho presa già ieri e non mi ha fatto niente bene. MI rifiuto, per favore, ne riparliamo domani, ora devo parlare con lei, dov'è? Fatemi parlare con

10/03/2006

Necessitas legem non habet

Che cos'è lo stato d'eccezione? L'adagio secondo il quale necessitas legem non habet è uno degli argomenti con i quali si argomenta lo stato d'eccezione. La formula suona come la legittimazione della sospensione dell'ordinamento giuridico in forza di una necessità, che ha il senso di un'urgenza che minaccia l'integrità della vita (dello stato). L'urgenza sospende le leggi, che di fronte all'urgenza non hanno più dominio. La formula della necessità che sospende la legge - necessitas legem non habet - vale come una delle espressioni dello stato d’eccezione. In riferimento al sistema dei concetti giuridici il problema logico sorge nel momento in cui si chiede se l'urgenza sia interna o esterna all'ordinamento. La decisione che sospende l'ordinamento giuridico e determina l’eccezione (rispetto alla legge) è giuridica o extragiuridica? Se è giuridica, come si può dire che l'ordinamento sia stato sospeso? Se invece non è giuridica, come può l'ordinamento prevedere e includere ciò che si trova al di fuori del suo confine?

10/02/2006

Mosaico: ogni manipolazione è fonte di errori

Che i ricordi possono riaffiorare alla mente in modo confuso e perfino ingannare lo si sospettava da molto tempo, ma soltanto adesso gli scienziati sono riusciti a dimostrare per la prima volta in laboratorio quanto la memoria sia fragile. I nuovi dati sono stati presentati dal neurofisiologo Kristopher Mackenzie, nel convegno sulle neuroscienze organizzato dall'Accademia Mortimer. Si tratta ancora di dati preliminari e riguardano comportamenti e fenomeni osservati nei topi, ma sono i primi dati a descrivere i meccanismi che entrano in gioco nella memoria e nella ricostruzione dei ricordi. Conoscere questi meccanismi è particolarmente importante perché apre la strada alla possibilità di intervenire in essi per modificarli, ad esempio per attutire l'impatto di ricordi traumatici.L'ipotesi che la memoria fosse fragile e capace di ingannare era emersa già nel 1968, ma solo da pochissimi anni molti gruppi di ricerca nel mondo stanno concentrando l'attenzione su questo particolare aspetto.Quello che finora la ricerca condotta ha verificato é che "quando il topo ripensa a ciò che ha imparato, le tracce del ricordo diventano labili e possono quindi essere modificate". Il modo in cui vengono immagazzinati i ricordi, rileva lo studioso, fa pensare a un mosaico che viene scomposto organizzando le sue tessere a seconda delle loro caratteristiche, come il colore o la forma. "E' come se ogni gruppo di tessere venisse organizzato in tante scatole, vale a dire che la memoria è dislocata in diverse aree del cervello", ha aggiunto. I principali magazzini della memoria si trovano nell'amigdala, nell'ippocampo, in una zona della corteccia prefrontale e nel cervelletto. Proprio il cervelletto, secondo la ricerca pubblicata da Mackenzie due anni fa, è un sito specializzato nel quale si consolidano i ricordi più spiacevoli. Quando si ricostruisce un ricordo, si vanno a ripescare le diverse tessere del mosaico finché non si ottiene l'immagine."Ma ogni manipolazione può essere fonte di errori", ha osservato. In altre parole si verificherebbe una sorte di logorio della memoria per usura: è come se ogni volta che le tessere del mosaico vengono riassemblate si perdesse qualcosa o avvenissero degli errori. E' un meccanismo fragile e che, inoltre, non tiene affatto in considerazione qualsiasi nuovo elemento.A testimoniare ulteriormente la fragilità di questo meccanismo ci sono anche i tempi rapidi: se consolidare un ricordo può richiedere giorni, riassemblarlo è una questione di ore, una o due al massimo. E' proprio su questo meccanismo che i ricercatori sono convinti che sia possibile intervenire per attutire ricordi spiacevoli nati da paure ed esperienze traumatiche. "Grazie a questa fragilità - ha osservato il neurofisiologo - diventa possibile influenzare la memoria". Lo stanno dimostrando i primissimi risultati ottenuti in topi nei quali è stato modificato il ricordo negativo che associava un particolare suono ad un evento spiacevole, come una scossa.