7/16/2007

trafficata è la via

La critica della società dello spettacolo deve colpire anche i suoi linguaggi. E chi li usa. Molto duramente. Linguaggio come espressione di una profondità psichica sottratta al linguaggio comunicativo. Lo spettacolo come surrogato di una possibilità effettiva di vita sostituita da una immagine fantasmatica. Sia chiaro, nessun rimpianto di una «prima natura» incontaminata o di un «linguaggio comune» precedente alla modernità. Che pure ci fu. Musica? Fuochino. Si ma gli interpreti? Fuoco! Nel traffico eccessivo e collerico di un festival si collezionano interpreti. Siano musicisti, attori, scrivani. Come sponsor. Contrapposti al pubblico. Massa informe e dannosa. Le dissacrazioni dadaiste sono luoghi comuni del linguaggio pubblicitario e vengono esibite nelle mostre come simboli della contemporaneità. La trasgressione è oggetto «estetico», passivo trastullo del consumatore. Così dopo un check infinito gli Arctic Monkeys salgono sul palco preceduti da un intro degna dei Supertramp. Distaccati. Consumati, direi. Il giorno dopo tocca a Battiato. Assurto a profeta. Seduto. Educato. Chiede il permesso di togliersi la giacca. Poi canta. E insieme a lui cantano tutti. Soprattutto le merci. Mai sentito parlare di espropriazione del linguaggio comunicativo? È utile per comprendere l'impoverimento qualitativo che la fantasmagoria delle merci impone al linguaggio: sia quello quotidiano, sia quello artistico e letterario. Così tocca ai Subsonica chiudere. Che in un inconscio cortocircuito comunicativo ringraziano Battiato per averli invitati. Nessuna neutralità è possibile.

1 Comments:

Anonymous Anonymous said...

Ce n'est pas ce qui est criminel qui coûte le plus à dire, c'est ce qui est ridicule et honteux.

11:33 am  

Post a Comment

Subscribe to Post Comments [Atom]

<< Home