Cinque sacrifici per apparire.
Per primo la cattura dell’interesse: il lavoro è degno di attenzione. Le credenziali ci sono: bello l’allestimento visivo; l’impianto drammaturgico (la stipula del contratto) sa di paranoico quel tanto che basta per eccitare la curiosità (sempre morbosa) del voyeur; le due performer, quando il pubblico entra in sala, hanno una buona presenza scenica.
Per secondo la constatazione: peccato non sia riuscito. In effetti il compito è piuttosto arduo: " affrontare i paradossi della società dell’immagine e il rapporto tra finzione e verità nell’epoca dei reality show" non era cosa facile. Verrebbe da chiedersi se non sia meglio "volare più basso" e magari stupire con i risultati piuttosto che con le intenzioni. Ma questo è un altro discorso. Veniamo allo spettacolo. Dice il regista: "Due donne mostrano allo sguardo cinque privazioni…" fermiamoci qui. Si parla di due donne e non di due attrici. Questo perché ognuna delle protagoniste è chiamata all’impossibile compito di "rappresentare se stessa". E di fatto non ci riesce. Questo è il limite macroscopico di fronte al quale naufraga l’intero progetto. Che si riduce, anche nelle parti più riuscite (quelle nelle quali il pubblico si diverte), a una candid-camera. Sono questi, forse, gli unici momenti di presunta "verità". Il resto naufraga in uno stillicidio di espedienti (il timer che scandisce la durata; le webcam sulla scena; la vestizione e il denudamento dei corpi) senza filo conduttore.
Per terzo il giudizio, opinabile, ma categorico, che risulta negativo. L’appunto principale è la mancanza di coraggio. Con il proposito di sfidare i reality show si doveva osare di più. Quello che si vede non ha né la robustezza della parodia, né l’efficacia della denuncia. Si ferma a metà strada, come la confessione di una delle due donne-performer. Manca la "crudeltà" che il tema lasciava supporre. I sacrifici prospettati risultano temperati dal buon senso e dalla modestia. Non a caso l’unico in grado di risultare veramente "performativo" per le due donne, è quello dichiarato fallito.
In ogni caso alla fine il pubblico applaude.
Per primo la cattura dell’interesse: il lavoro è degno di attenzione. Le credenziali ci sono: bello l’allestimento visivo; l’impianto drammaturgico (la stipula del contratto) sa di paranoico quel tanto che basta per eccitare la curiosità (sempre morbosa) del voyeur; le due performer, quando il pubblico entra in sala, hanno una buona presenza scenica.
Per secondo la constatazione: peccato non sia riuscito. In effetti il compito è piuttosto arduo: " affrontare i paradossi della società dell’immagine e il rapporto tra finzione e verità nell’epoca dei reality show" non era cosa facile. Verrebbe da chiedersi se non sia meglio "volare più basso" e magari stupire con i risultati piuttosto che con le intenzioni. Ma questo è un altro discorso. Veniamo allo spettacolo. Dice il regista: "Due donne mostrano allo sguardo cinque privazioni…" fermiamoci qui. Si parla di due donne e non di due attrici. Questo perché ognuna delle protagoniste è chiamata all’impossibile compito di "rappresentare se stessa". E di fatto non ci riesce. Questo è il limite macroscopico di fronte al quale naufraga l’intero progetto. Che si riduce, anche nelle parti più riuscite (quelle nelle quali il pubblico si diverte), a una candid-camera. Sono questi, forse, gli unici momenti di presunta "verità". Il resto naufraga in uno stillicidio di espedienti (il timer che scandisce la durata; le webcam sulla scena; la vestizione e il denudamento dei corpi) senza filo conduttore.
Per terzo il giudizio, opinabile, ma categorico, che risulta negativo. L’appunto principale è la mancanza di coraggio. Con il proposito di sfidare i reality show si doveva osare di più. Quello che si vede non ha né la robustezza della parodia, né l’efficacia della denuncia. Si ferma a metà strada, come la confessione di una delle due donne-performer. Manca la "crudeltà" che il tema lasciava supporre. I sacrifici prospettati risultano temperati dal buon senso e dalla modestia. Non a caso l’unico in grado di risultare veramente "performativo" per le due donne, è quello dichiarato fallito.
In ogni caso alla fine il pubblico applaude.
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